L’uomo delle alte vie sempre tra cielo e terra – Paolo Cervigni, scrittore di montagna di Fabrizio Stermieri da Voce del 5/12/2013

 

 
Paolo Cervigni

 

Chi ha la fortuna di incontrarlo (e non è facile) sui sentieri di montagna, nei boschi o in qualche isolato rifugio alpino, fra terra e cielo, ha la sensazione di incontrare il “Vecchio della montagna”. Lui, che poi così vecchio non è (classe 1951, fisico robusto incorniciato, questo sì da una veneranda barba bianca, come i capelli, quelli che gli restano), in realtà è il “Signore delle Alte Vie”. Paolo Cervigni, una carriera da funzionario di banca ormai alle spalle, quella di scrittore di cose di montagna ancora davanti, il dna di montanaro ce l’ha infatti nel sangue: «I miei nonni – racconta – erano originari dell’Appennino bolognese, fra Monzuno e Monghidoro e ancora più in su, zone che ho ripercorso spesso per tracciare le mie guide escursionistiche».
Sì, perché Paolo Cervigni, carpigiano, dopo tutto quindi uomo di pianura come noi, la montagna l’ha vissuta interamente e ne ha percorso i sentieri per anni con lo scopo non ultimo di descriverla ai tanti che, come lui, sono appassionati delle alte vie, del solitario camminare nel sottobosco, del bearsi al sole nel riflesso lontano dei nevai e del sorseggiare l’acqua ghiacciata di certe sorgenti nascoste fra le rocce che solo i gheppi e le marmotte conoscono. «Il primo libro – è sempre quella di Cervigni la voce narrante – l’ho scritto quasi a forza nel 1990 proprio sfruttando la mia conoscenza dell’Appennino bolognese (“131 itinerari sull’Appennino bolognese”, ed. Moizzi, Milano). Non mi è venuto proprio come volevo io e poi, in banca, sono stato molto preso dal lavoro ed ho quasi accantonato l’idea. Non ho mai cessato però di frequentare la montagna, sono socio del Club Alpino Italiano da 36 anni, ma solo dopo il pensionamento ho ripreso gli appunti e mi sono rimesso in cammino con lo scopo preciso di pubblicare altre guide: un’altra guida dei sentieri bolognesi nel 2010, i sentieri dell’alto Appennino modenese l’anno dopo, guide sulle Alte Vie d’Europa (Dolomiti, Innsbruck-Bressanone) nel 2012 e, quest’anno “Il sentiero degli Dei, da Bologna a Firenze” edito anche in inglese per il più vasto mondo degli escursionisti esteri».
Ecco perché Cervigni lo si può incontrare più facilmente in montagna che non in un bar di piazza Martiri: al collo la macchina fotografica e un brogliaccio per gli appunti, da stendere “in diretta”, una bussola in tasca e il necessario nello zaino. In solitaria, ha percorso più di mille chilometri all’anno (con dislivelli complessivi da capogiro) per tracciare le sue vie che saranno poi le vie di tantissimi altri escursionisti, attenti all’ambiente, alla natura e alle bellezze anche storiche e artistiche che caratterizzano le “Alte Vie”, i sentieri che per secoli hanno messo in collegamento, prima dell’Autobrennero e dell’Autosole, l’Italia con se stessa e con il resto dell’Europa. «Mi avete beccato per caso – risponde al cellulare Cervigni, raggiunto su una sella tra due montagne dove il segnale miracolosamente prende – sono in cammino per completare i rilevamenti del mio prossimo libro che tratta dell’Appennino modenese-reggiano, fra l’Abetone e il monte Cusna».
Cervigni lavora sul campo da giugno a settembre-ottobre, quest’anno eccezionalmente sino a novembre grazie al clima favorevole. Percorre personalmente tutti i chilometri che illustra poi quasi metro per metro nella sua guida, con tanto di rilevamento Gps per essere più preciso. E nei mesi invernali, da buon accompagnatore di montagna patentato, organizza escursioni per gli appassionati di montagna. «Ho cominciato a frequentare la montagna subito dopo la maturità – ricorda – invitato a salire sulla Marmolada con i ragazzi di don Enea Tamassia. Poi, sotto la guida esperta di Silverio Leporati, le arrampicate sul Bianco, il Bernina, il Gran Paradiso e infinite altre». Ma Cervigni rimane il “Signore delle Alte Vie”, camminatore instancabile sui sentieri della montagna: in programma ci sono altri volumi sull’Alta Via delle Dolomiti, da Monguelfo a Belluno, e sulla via del mare, da Piacenza a San Fruttuoso e poi tanto altro ancora.
Insomma, se lo incrociate, percorrendo a piedi o in mountain bike le nostre montagne, adesso lo sapete, non è il “Vecchio delle montagne” bensì solo e soltanto il vero e sperimentato “Signore delle Alte Vie”.